Confucio (in cinese K'ung Fu Tzu, ossia maestro K'ung) visse fra il
sesto e il quinto secolo a. C. in un'epoca caratterizzata da una grave crisi
sociale e politica e da una decadenza morale assai diffusa.
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K'ung Fu Tzu - Confucio |
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Egli era anzitutto un educatore, un maestro e desiderava che i suoi discepoli
diventassero uomini completi, utili alla società ed allo stato. Il suo
insegnamento mirava quindi soprattutto a ristabilire l'ordine sociale.
Confucio non cercava nuove dottrine, ma voleva far apparire ciò che insegnava come un'interpretazione del pensiero degli antichi saggi.
A questo scopo egli spiegava ai suoi discepoli i Libri Classici (uno dei quali
era l'I Ching) interpretando però l'antico patrimonio culturale in base
ai propri concetti morali.
Secondo il filosofo l'uomo può trasformarsi tramite lo studio, ma ciò
che più importa per il perfezionamento morale è l'acquisizione
di una virtù fondamentale chiamata Jen. Tale parola si può
tradurre con “umanità” o “sensibilità umana”.
Li, altro concetto base del Confucianesirno, significa “riti”, “cerimonie”.
Ma Li indica pure l'insieme delle relazioni degli uomini fra di loro, con i
conseguenti precisi doveri: amore dei genitori nei confronti dei figli, pietà
filiale dei figli per i genitori, amore fraterno tra i fratelli, rispetto dei
subordinati verso i superiori e così via.
Li è quindi anche la cortesia, l'educazione, il rispetto sociale.
Li non deve però essere ipocrisia o pura formalità, ma la manifestazione
di uno stato d'animo interiore, l'espressione esterna di Jen.
Conseguenza diretta di Jen e di Li è Hsiao, la pietà
filiale, la virtù della venerazione.
Hsiao non consiste solo nel rispetto dei genitori e nel culto degli antenati,
ma deve anche influenzare le nostre azioni al di fuori della cerchia familiare
diventando così una virtù morale e sociale. Per giungere a possederla
è necessario vincere il proprio orgoglio e i propri risentimenti.
Altra virtù fondamentale è I che si può tradurre
con “rettitudine” e che consiste nella disposizione morale a fare il
bene.
Confucio diceva che l'uomo superiore agisce per la sua rettitudine, l'uomo inferiore
per il profitto.
Jen, I, Hsiao e il rispetto dei riti (Li) sono gli attributi dell'uomo superiore,
mentre l'uomo inferiore mira solo al proprio utile personale.
Coltivando se stesso l'uomo diventa un saggio che possiede naturalmente e senza
sforzo la virtù.
Se si vuole l'ordine nella vita dello stato bisogna anzitutto migliorare se
stessi, purificare il proprio cuore e mettere ordine nella vita familiare. Se
la vita familiare è ordinata vi sarà ordine nella vita sociale
e la pace regnerà nel mondo. Un altro concetto importante insegnato da
Confucio è quello del “giusto mezzo” che significa agire senza
esagerazioni.
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Meng Tzu - Mencio |
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Confucio credeva nel “Fato” (Ming), nel volere del Cielo.
Per avere successo nelle nostre azioni dobbiamo fare del nostro meglio, ma è
indispensabile anche l'aiuto del Cielo che è però al di fuori
del nostro controllo. È quindi inutile che ci preoccupiamo del successo
o dell'eventuale insuccesso; dobbiamo solo impegnarci a fondo in ciò
che intraprendiamo.
Un famoso filosofo confuciano fu Mencio (Meng Tzu) che visse più di un secolo dopo Confucio. Egli sosteneva che l'uomo deve praticare le virtù predicate da Confucio per mantenere tale la sua natura che è originariamente buona.
Il filosofo Hsün Tzu, vissuto nel terzo secolo a. C., contrariamente a Mencio, affermava che la natura umana è originariamente cattiva, ma l'uomo diventa buono coltivando sé stesso e praticando le virtù confuciane.
Per oltre duemila anni tutti gli aspetti della civiltà cinese sono stati
influenzati e condizionati dal Confucianesimo.
Lo stesso Confucio, oltre allo studio degli antichi classici, consigliava
ai giovani la pratica delle arti marziali e sembra addirittura che egli abbia
insegnato il tiro con l'arco e l'equitazione (corsa con i carri da guerra).
Egli era convinto della necessità di coltivare sia la mente che il corpo.
Il rituale che ancor oggi esiste nelle palestre in cui vengono insegnate le
Arti Marziali Tradizionali è di stretta derivazione confuciana.
Fanno parte di questo rituale la cerimonia del saluto, le relazioni fra maestri
e allievi, fra allievi anziani e nuovi allievi, il rispetto dei gradi, la cortesia,
la venerazione per gli antichi capiscuola, il sentimento di riverenza per il
maestro e così via.
Tutto questo non deve essere pura esteriorità, ma la manifestazione
genuina di uno stato d'animo interiore: desiderio di apprendere da parte
degli allievi che ammirano, rispettano ed amano il loro maestro che, come un
padre, li guida lungo la via della tecnica e della saggezza.
Non per niente un (vero) maestro di arti marziali viene chiamato in cinese
Shih Fu che significa maestro e padre.
Senza il loro millenario rituale le arti marziali perdono il loro spirito più
autentico e inevitabilmente si trasformano in attività violente e poco
educative o, nella migliore delle ipotesi, in semplici sport.
2001 © Scuola del Maestro Chang Dsu
Yao